Il "tempo sospeso" in un clic nelle fotografie riscoperte di Luciano D'Alessandro
Renato Carigliano e Stella Cervasio - Repubblica/Napoli, 16 gennaio 2023.
Sempre positivo che un artista venga riproposto alla conoscenza e all'attenzione del mondo culturale. Specie se quell'autore non c'è più. Luciano D'Alessandro era schivo, poco napoletano nel senso di proporsi ad oltranza: è scomparso nel 2016, dopo aver soprattutto lavorato ed aver partecipato scarsamente alla vita pubblica napoletana. Perciò oggi di lui parla chi lo ha stimato come artista e chi lo ha amato come persona di altissima sensibilità, senso dell'humour, intelligenza, disponibilità e generosità. Comunista nel migliore dei sensi, vero fino alla fine, D'Alessandro diceva a chi scrive “il mio archivio deve essere accessibile a tutti”. E si esercitava con il computer, come aveva fatto con la fotografia digitale, dopo tanti anni di analogica: “Non è la stessa cosa, ma bisogna adeguarsi ai tempi, non farlo significherebbe fermarsi”.
Yvonne De Rosa è attenta a questi temi ed espone nei suoi Magazzini Fotografici in via San Giovanni in Porta, 32, a partire da venerdì e fino al 2 aprile (aperto da mercoledì a sabato dalle 11 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 20, domenica dalle 11 alle 14) “Il tempo sospeso. Focus su Luciano D'Alessandro”, una mostra patrocinata dal Comune che riporta alla luce una raccolta di fotografie dell'archivio di D'Alessandro – custodito dal 2017 dallo Studio Bibliografico Marini, che ha realizzato la prima grande mostra dopo la sua scomparsa, nel Museo di Roma in Trastevere purtroppo durante il periodo della pandemia. A Napoli nel corridoio che collega la stazione della linea 1 Museo a quella della linea 2 Cavour, ci sono nove sue opere focalizzate sull'aspetto sociale del documento fotografico.
La mostra ai Magazzini Fotografici di uno dei più interessanti fotoreporter italiani, che ha lavorato in Italia, Europa, Unione Sovietica e America Latina pubblicando sull'Espresso, Time, Daily Telegraph, Die Zeit, Le Monde, L'Unità e il Corriere, propone una serie di scatti contenuti in un faldone quasi del tutto inedito che l'autore aveva intitolato “LOVE”, con più di seimila fotogrammi. Sono immagini della vita privata di D'Alessandro: Luciano con il naso da clown, l'attrice Macha Meril con cui aveva avuto una relazione, ritratta in varie pose, oppure scatti di incontro con gli amici, tra cui Joseph Koudelka, da lui conosciuto durante il suo periodo di residenza a Parigi. Da fotoreporter internazionale, infatti, D'Alessandro dall'inizio degli anni Ottanta, dopo essersi dimesso dal “Mattino”, si trasferì a Parigi e frequentò colleghi della Magnum, la celebre agenzia di cui è stato fondatore Henri Cartier-Bresson, pure conosciuto dall'artista napoletano. Immediatamente riconoscibili anche le fotografie note, esposte tra le altre al focus a lui dedicato. Appartengono alla celebre serie degli “Esclusi”, un ciclo realizzato con lo psichiatra Sergio Piro che all'epoca dirigeva, tra il 1965 e il '67, il manicomio di Mater Domini di Nocera Superiore. Il libro fu pubblicato nel 1969 e fu tra i documenti più scottanti che aprirono la strada alla legge Basaglia del 1978 che portò alla chiusura dei manicomi. Nella sede dell'associazione di De Rosa in vi a San Giovanni in Porta viene anche proiettato il documentario dedicato a questo progetto. “Dentro il lavoro” e “Dentro le case” sono le altre due sezioni rappresentate in mostra.