Biografia
Luciano D'Alessandro nasce a Napoli il 19 marzo 1933.
Dopo aver abbandonato al secondo anno gli studi universitari di Medicina, lavora per alcuni anni come rappresentante farmaceutico. Nel frattempo coltiva anche la sua passione per la musica, suonando la chitarra con Roberto Murolo in alcuni club napoletani.
All'inizio degli Anni Cinquanta la sua passione per la fotografia, ereditata dal padre Ettore, emerge prepotentemente: inizia a fotografare con la Leica, appena acquistata da suo padre.
In questi anni frequenta assiduamente, a Villa Lucia, sulla collina del Vomero, lo studio di Paolo Ricci, fondamentale per la sua formazione culturale e professionale.
''Avevo 14 o 15 anni quando per la prima volta mio padre mi portò a Villa Lucia a conoscere Paolo Ricci'', ricorderà in seguito Luciano D'Alessandro.
Lo studio di Paolo Ricci era in quegli anni il punto di riferimento culturale e politico per molti artisti e scrittori europei, fra cui il Nobel Pablo Neruda che proprio a Ricci aveva affidato la stampa del volume Los Versos del Capitan.
Nel 1952 diventa fotografo professionista ed inizia a realizzare reportage giornalistici destinati alle principali testate nazionali e internazionali:L'Espresso, Time, Il Mondo, Life, Stern, L'Europeo, Daily Telegraph, Die Zeit, Le Monde, l'Unità, Corriere della Sera, Il Mattino e altri.
Nel 1955 fa il suo primo viaggio a Parigi, dove incontra Jean Paul Sartre.
E' del 1957 la partecipazione al Festival Mondiale della Gioventù in Unione Sovietica, occasione che gli consentirà di realizzare uno dei suoi primi reportage.
Nel 1954-56 lavora per due anni come fotoreporter nella redazione napoletana de l'Unità e nel 1959 inizia a pubblicare sistematicamente su Il Mondo diretto da Mario Pannunzio.
Nel 1959 sposa ad Anacapri Maria Laura Farace, trasferendosi a Napoli presso il Parco Comola Ricci. La famiglia - nel frattempo erano nati due bambini, Fabrizio e Paolo - farà ritorno ad Anacapri nel 1967, stabilendosi in via Lo Pozzo. Qui passeranno negli anni uomini di cultura, fotografi, scrittori, politici.
Nei primi anni della sua attività di fotografo professionista si affidava per le stampe ad un laboratorio romano, in seguito attrezza una camera oscura all'Hotel La Pineta dell'amico Costanzo Vuotto, che poi trasferì nella propria abitazione, in camera da letto. Dopo la Leica dei primi anni, adotterà come macchina fotografica una Nikon.
Nel 1961 la prima mostra personale a Napoli, Taccuino di un fotografo, presso la Società Promotrice di Belle Arti Salvator Rosa, presentata da Paolo Ricci.
Nel 1965 incontra lo psichiatra Sergio Piro e inizia a fotografare nel manicomio Materdomini di Nocera Superiore. La ricerca continuerà per un periodo di tre anni: l'incontro con Piro si rivelerà tra le esperienze più intense della sua vita. Incontra il regista Michele Gandin che diviene suo collaboratore per la realizzazione della serie televisiva Difendiamo la vita, costituita da dieci documentari.
Nel 1968 Inizia la collaborazione con il settimanale L'Espresso che durerà per circa dieci anni.
A conclusione del suo lavoro nell'ospedale psichiatrico, nel 1969 pubblica il suo primo fondamentale libro, Gli Esclusi, che sarà oggetto di numerose polemiche. Il regista Michele Gandin gira un documentario sulle fotografie del libro e la Rai TV realizza un filmato per la trasmissione AZ un fatto come e perché.
Gli anni Settanta e Ottanta sono il momento della sua maggiore produzione. Sono gli anni durante i quali moltiplica le collaborazioni con le più importanti testate nazionali ed internazionali, effettua viaggi all'estero e cura la pubblicazione dei suoi libri.
Nel 1970 scrive un soggetto con sue foto per un documentario destinato alla TV dei ragazzi, dal titolo L'Escluso. Si reca a Cuba su invito del governo cubano per un approfondito reportage sulla realtà di questo paese. Il regista Piero Berengo Gardin utilizza le sue foto su Cuba per la trasmissione televisiva L'occhio come mestiere.
Nel 1972 esce Campania 1972 di cui curerà la parte grafica e fotografica. Avvia una collaborazione, tra la altre, con il settimanale La voce della Campania.
Nel 1978 si separa da Maria Laura e si trasferisce definitivamente a Napoli, prima a Parco Grifeo, poi in Viale Calascione. La sua casa napoletana accoglieva giovani fotografi che portavano in visione i propri lavori. D'Alessandro giudicava con severità fornendo però anche consigli e incoraggiamenti.
All'inizio del 1979 D'Alessandro è a Milano, dove inizia una esperienza al quotidiano L'Occhio, del Gruppo Rizzoli - Corriere della Sera (1 marzo 1979). Sarà una esperienza di breve durata. Come ricorda Domenico Rea nella presentazione del libro La mia gente: "Luciano non era felice [a Milano]. Sul posto di lavoro andava scoprendo l'asprezza del gioco concorrenziale, le piccole e grandi turpitudini della vita in un giornale, in un luogo cioè dove tutti normalmente si odiano e si disprezzano con la stessa fatua disinvoltura con la quale vanno a prendere il caffè assieme. Un po' troppo, insomma, per un tipo come Luciano, nato e cresciuto libero, al di fuori di tutte le regole che governano l'universo mondo della vita civile e produttiva".
Tornerà a Napoli, per assumere la responsabilità dei servizi fotografici de Il Mattino ("picture-editor", dal 1 aprile, 1980).
In questa veste vive la sconvolgente esperienza del terremoto assieme al direttore del giornale.
Il 10 marzo 1982 viene accettata la sua iscrizione all'Ordine dei giornalisti, Elenco Professionisti.
Nel 1983 si dimette da Il Mattino e si trasferisce a Parigi, dove lavorerà per alcuni anni, fotografando la città e la Francia e pubblicando su riviste e quotidiani francesi. Frequenta la casa di Romeo Martinez dove intrattiene rapporti di amicizia con Henri Cartier-Bresson, Josef Koudelka, André Kertész, Marc Riboud e molti fotografi dell'agenzia Magnum.
Dal 1990 al 2000 l'agonia del fotogiornalismo causata, tra l'altro, dall'immediatezza di altre fonti di informazione e dal calo di tensione verso i temi sociali e civili da parte di un pubblico attento ad altro, spinge D'Alessandro a occuparsi degli archivi, trasferendoli sul computer, alla ricerca di preziosi materiali dell'epoca di cui ha reso testimonianza, per soddisfare le frequenti richieste di case editrici, di collezioni pubbliche e private, di fondazioni, musei e mostre.
Dal 2001 inizia la sperimentazione della tecnica digitale nella fotografia a cui dedica tutto il suo impegno professionale, stimolato dalla curiosità per questa novità rivoluzionaria.
Nel 2002 su invito del Comune di Napoli installa, nella nuova stazione della metropolitana di piazza Cavour, nove gigantografie in esposizione permanente.
Luciano D'Alessandro muore a Napoli il 15 Settembre 2016.
Suoi libri e fotografie si trovano nelle collezioni di fondazioni e musei italiani e stranieri:
- l'Archivio della Comunicazione Visiva dell'Università di Parma
- Il Museo d'Arte Moderna di New York
- La Biblioteca Nazionale di Parigi
- La Galleria Nazionale delle Arti Estetiche di Pechino
- La Biblioteca Nazionale di Napoli
- Il Dipartimento di Documentazione della Cultura Audiovisiva dell'Università di Puebla, in Messico
- La Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
- La Maison Européennes de la Photographie di Parigi
- Il Museo della Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo (Milano)
- La Fondazione 3M a Milano.