Addio a Luciano D'Alessandro, pellegrino del sole
Negli anni 70 L'Espresso titolava 'I pellegrini del sole' un articolo su quei fotografi italiani che giravano il mondo con la Leica a tracolla.
Uno di questi è stato Luciano D'Alessandro, scomparso lo scorso settembre a 83 anni.
Nato a Napoli nel 1933, fu fotogiornalista per alcune delle maggiori testate nazionali e internazionali come L'Espresso, Time, Il Mondo, Life, Stern, L'Europeo, Corriere delle Sera, Daily Telegraph, Die Zeit, Le Monde, Rinascita e L'Unità. Pur mantenedo una costante attenzione agli scenari del mondo, scelse di operare principalmente nel Mezzogiorno.
Lavorò tra il 1954 e il 1956 nella redazione napoletana de l'Unità: è di questo periodo la fotografia 'Il disoccupato', caratterizzata da uno sguardo acuto e solidale sulla condizione umana e divenuta negli anni una sorta di manifesto della sua produzione. Nel 1959 iniziò a pubblicare sistematicamente su Il Mondo. E' del 1969 la pubblicazione de "Gli Esclusi", reportage sulle drammatiche condizioni degli internati del manicomio di Materdomini a Nocera Superiore (Salerno). Il libro fu il primo al mondo pubblicato su questo tema: oggetto di numerose polemiche, il volume è stato un contributo fondamentale al dibattito che ha portato alla chiusura dei manicomi e rappresenta uno degli esempi più alti e imprescindibili di fotografia sociale su questo tema. In ambito editoriale seguiranno le collaborazioni con Gianni Berengo Gardin ("Dentro le case" e "Dentro il lavoro"), inchieste dal taglio sociologico sui modi di abitare e di lavorare degli italiani. Dal 1980 fu responsabile dei servizi fotografici del quotidiano Il Mattino di Napoli, figura rara nell'editoria italiana di quegli anni. Il suo reportage Terremoto dell'Irpinia (1980) fu uno dei servizi più apprezzati in Europa grazie alla partecipazione alla mostra itinerante World Press Photo Holland. Negli anni successivi partecipò attivamente al dibattito sul fotogiornalismo attraverso mostre collettive, trasmissioni televisive e documentari (Dizionario della fotografia, di R. Lenman. Einaudi 2008).
"Come reporter è riuscito a mantenere una coerente e lineare professionalità intorno al tema di Napoli e del Meridione che, quand'anche con escursioni temporanee, ha rappresentato sicuramente il leitmotiv dei suoi trent'anni di attività. Tanto che, quando si è fermato per trarre un primo bilancio di tre decenni di lavoro, ha intitolato "Tra la mia gente" la sintesi di una produzione fortemente univoca. 'Tra la mia gente', ossia la scelta ostinata - quando altri decidevano di abbandonare il campo e Dio sa se ce n'erano motivi - di mantenere le proprie radici là dove erano cresciute, in quel crocevia fondamentale di una cultura e di un'anima che è la città di Napoli.
Ma quando Luciano D'Alessandro sceglie di restare a Napoli mentre tutti se ne vanno e la sua scelta (rinnovata ogni mattino, in alcuni periodi) è la trasgressione, non è perchè ha accettato la Napoletanità, un clichè fatto di folclore e di trasgressione, quando non di accomodamenti e di "entrismo". La decisione è la scelta consapevole di un itinerario di vita e di lavoro; di una battaglia morale e civile che tutti gli dicono perduta in partenza, ma che vuole combattere con l'entusiasmo e l'energia di un idealista." (testo di Attilio Colombo, "I grandi fotografi", Fabbri 1983).
In merito al mestiere di fotografo e all'occasione mancata di una "fotografia sociale" italiana nell'immediato dopoguerra (come nel Messico di Tina Modotti o nell'America rooseveltiana del New Deal e della Farm Security Administration) D'Alessandro dichiarò:
"Insieme con le illusioni in un certo senso giovanili di realizzare il socialismo e cambiare il mondo, con la maturità ho perso anche le illusioni che può dare il mestiere di fotografo, quello di riuscire - con l'evidenza della denuncia e della testimonianza - a mutare il modo di pensare della gente. Riaffiora, in ultimo, l'essenziale: cioè l'itinerario che ho compiuto per giungere a queste conclusioni. È un itinerario di vita come un altro. A patto che anche l'altro sia fatto con la stessa intensità, sincerità e coerenza. Alla fine, però, si è portati a concludere che la fotografia è un mezzo inadeguato, anche se con essa ho vissuto momenti veramente esaltanti. Si pensa al cinema, alla scrittura, a un'altra strada che incida maggiormente. Eppure quello del fotografo è un lavoro che ho amato e che amo, un itinerario che mi sentirei pronto a ripercorrere di nuovo".
Di Luciano D'Alessandro sono disponibili:
Gli esclusi. Fotoreportage da un'istutuzione totale
Dentro le case (con Gianni Berengo Gardin)
Dentro il lavoro (con Gianni Berengo Gardin)
Quindicigiorni. Il Festival Nazionale de L'Unità a Napoli
Tra la mia gente. Fotografie dal Mezzogiorno d'Italia
La Napoletanità. Società editrice napoletana 1976
Vedi Napoli. Presentazione di Zavoli. Sagep, 1974
Vivere Capri. Testo di Raffaele La Capria. Guida, 1986
Così Capri. Testo di Graham Greene. Editphoto, 1972
D'Alessandro. Fotografie 1952-2002. Peliti, 2006