L'artista del mese: William Klein

Si è appena conclusa a Milano la grande retrospettiva dedicata al fotografo americano, parigino d'adozione, William Klein. In mostra le tele del primo periodo creativo in cui forte è l'influenza di Fernand Léger; la fotografia di moda realizzata per Vogue; la fotografia di città (New York, Roma, Mosca, Tokyo e Parigi); i Contatti-dipinti ossia lavori di contaminazione fotografia-pittura; il cinema. In occasione dell'apertura della mostra Klein aveva rilasciato un'intervista al Manifesto (Alias, 16 luglio 2016) di cui riportiamo alcuni passaggi:

D: "E Chris Marker? Anche lui sappiamo che è stato importante per il suo lavoro, nello specifico per il libro su New York"
R: "Quando ho scattato le fotografie di New York e le ho mostrate ad un editor di base lì, questo mi rispose "Queste fotografie fanno cagare! Non possiamo pubblicarle, sono davvero anti-americane". Quindi non ebbi fortuna nel pubblicare il libro immediatamente in loco. Detto questo, avevo visto dei libri pubblicati in Francia, la serie dei tascabili chiamata Petite Planète: erano libri di viaggio, libri pensati per giovani (con argomenti tipo 'Come sopravvivere a Istanbul', 'Come sopravvivere in Norvegia'). Così ho pensato che le persone dietro a questo progetto dovessero essere quelle con cui dovevo entrare in contatto, e quindi chiamai la casa editrice Seuil di Parigi per parlare con Marker, ideatore della collana. Gli mostrai le mie foto di New York, e lui mi disse che le avrebbero pubblicate come libro a Seuil, come avrei voluto. E aggiunse "Se non lo pubblicano, chiudo con questa casa editrice!", perchè era diventato nervoso con lo stare lì e ogni occasione era buona per minacciarli che poteva uscire. Ma in casa editrice erano molto legati a lui, perchè era sempre presente - rispondeva per esempio a chi mandava foto come me - e perchè, voglio dire, sapevano di avere Chris Marker. Era un giovane scrittore, aveva già fatto film - Dimanche à Pekin (1956) e Lettre de Sibérie (1957) - e quindi ecco, lui fu qualcuno che mi aiutò agli inizi. Il mio primo libro fu quindi pubblicato da Seuil grazie a lui, con sottotitolo Album Petite Planète 1. Chris Marker è stato effettivamente mio amico e un altro modello che ha personificato, alla fine, quello che dovrebbe essere un artista".
D: "A proposito dei suoi lavori fotografici su determinate città, al di là di quelli più noti - diciamo su New York e su Parigi - ci vuole dire qualcosa degli altri? Per esempio qualcosa su quello su Mosca?"
R: "Il libro su Mosca fu una specie di incidente, una casualità. Ero interessato a fotografare il mondo, e quindi anche la Russia del periodo del comunismo. Ora, io non ero un turista, un osservatore-passante, ero e sono un fotografo. Quindi volevo trasformare quanto vedevo in oggetti, fotografie. Così quando ho avuto l'opportunità di poter andare in Russia, a Mosca, ho pensato che sì, avrei potuto fare un libro".
D: "Qual è la sua opinione sulla street photography oggi?
R: "La strada è molto semplicemente dove le cose accadono. E' dramma, spettacolo, grafica, sorpresa, e quindi ci sono un sacco di cose che puoi dire fotografando la strada".
D: "E sul coinvlgimento politico per un artista?"
R: "Penso che se uno ha l'opportunità di esprimersi in diversi campi - grafica fotografia altri media - lo stesso o la stessa dovrebbe fare in modo di far seguire i fatti alle parole (Klein gioca con in modi di dire, dicendo 'Put the talent where your mouth is' con riferimento alla frase idiomatica ' Put the money where your mouth is', n.d.t.). Penso che se tu sei interessato alla vita devi renderti conto dell'aspetto 'pubblico' della fotografia, del cinema e così via. Penso sia normale, anzi indispensabile".

William Klein (1928), pittore, regista e fotografo sperimentale americano, dopo essersi avvicinato alla pittura, si dedicò alla fotografia con un approccio sempre irriverente, incentrato più sulle potenzialità del mezzo e dei procdimenti fotografici che sulla creazione dell'immagine in sè. Il suo volume di fotografie di New York "Life is Good and Good for You in New York: Trance Witness Revels"  (1957) realizzate nel corso di 8 mesi nel 1954-1955, aggrediva letteralmente le convenzioni dell'arte fotografica, espresse al loro meglio nella purezza visiva dei lavori di Cartier-Bresson. Klein sviluppò una sorta di antiestetica personale fatta di immagini sfocate, distorte e granulose che riflettevano la sua esperienza individuale di New York e che diedero impulso a un nuovo genere di fotografia di strada. [...] Benchè accolto favorevolmente in Europa, "Life is Good" fu stigmatizzato in America come il lavoro di un fotografo di scarso valore. Klein ha continuato tuttavia a produrre libri - su Roma, Mosca e Tokyo - ed è ormai considerato uno dei fotografi più autorevoli del Novecento (da "Dizionario della fotografia", a cura di Robin Lenman. Einaudi, 2008).

Tutti i volumi di Klein dedicati alle città: Life is Good & Good For You in New York (1956), Rome (1959), Mosca (1964), Tokyo (1964) sono disponibili sul nostro sito, oltre al libro dedicato alla pittura "Paintings, etc." e a vari numeri di riviste. Per vedere tutto clicca qui