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CRESCI, Mario (Chiavari, 1942)L'oro del tempo

Roma,  Postcart 2020 - Prima ed. di 400 es. numerati e firmati dall'Artista

(1-29) ARCHIVIO ICCD. ICCD Artisti in residenza 2018-2019. A cura di Francesca Fabiani. Testi di Carlo Birrozzi, Mario Cresci, Francesca Fabiani in italiano e inglese. Fotografie in bianco e nero di Mario Cresci a doppia pagina

Grafica di Sebastian De Bellis

Folio (cm 44x33),  pp. 64 Fogli sciolti (loose pages)  Ottimo (Fine)

L'oro del tempo - in mostra presso l'ICCD di Roma - rappresenta un esempio chiaro della vocazione alla sperimentazione visiva e formale che caratterizza il lavoro di Mario Cresci. 
Cresci presenta al pubblico una serie di stampe ludiche e sorprendenti, che restituiscono l'esito del suo dialogo con le collezioni dell'Istituto a seguito della sua residenza d'artista. I ritratti del bel mondo di Mario Nunes Vais e alcune fotografie di statuaria classica diventano pretesto per una serie di verifiche visive e sperimentazioni linguistiche sul tema della rappresentazione della figura umana.
Nel corso delle sue visite in ICCD Cresci ha potuto conoscere l'immenso patrimonio conservato, nutrire la sua curiosità per autori lontani nel tempo ma alle prese con lo stesso desiderio di esplorare il mezzo fotografico, ripercorrere generi e stili, approfondire gli aspetti tecnici della fotografia dell'Ottocento, toccando con mano albumine, aristotipi, dagherrotipi e carte salate. 

"Il tema dell'umano e della sua rappresentazione in fotografia ha preso così consistenza mentre guardavo i numerosi ritratti realizzati da Nunes Vais a Firenze tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento in un'epoca in cui, nel capoluogo toscano, Eleonora Duse stringeva amicizia con la danzatrice americana Isadora Duncan innamorata di Firenze in sieme al suo compagno, lo scenografo inglse Edward Gordon Craig e la pittura di ritratto non era ancora del tutto soppiantata dalla fotografia ma era comunque la medesima che inziava a fornire i tracciati fisionomici e le posture dei soggetti dipinti che Nunes Vais fotografava nella sua sala di posa. Ho scelto una serie di foto con persone femminili perchè ho avuto l'impressione che il suo sguardo sul femminile lo liberasse da certi schemi compositivi della pittura e che il gioco delle luci e delle ombre sui vestiti e le espressioni dei volti con lo sguardo quasi sempre rivolto al fotografo avessero maggiore ricchezza di dettagli e maggiore libertà di posizioni rispetto ai ritratti maschili, piuttosto omologati tra loro [...] La seconda scelta è stata quella dell'umano visto in alcune sculture alle radici della rappresentazione della figura scolpita dal mondo greco a quello romano in cui il concetto di copia era per la cultura di Roma un grande motivo di conoscenza." (dal testo di Cresci).

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