Angela Vettese. "Alik Cavaliere. Il paradosso della natura. Sculture 1951-1991". A cura di Giuseppe Niccoli. Parma. Galleria d'Arte Niccoli 2001

"La sua opera può leggersi come un antecedente importante di molti fatti artistici successivi. a cominciare da quel sentimento di nostalgia della natura proprio dell'uomo urbano e tecnologizzato. Il mondo vegetale è stato infatti sempre molto presente nei suoi lavori. così come lo era negli studi di città. habitat imprescindibile alla nascita delle sue opere. Gli assemblaggi di piante. foglie. fiori e oggetti anticipavano così la tendenza di molti giovani artisti contemporanei a ritrarre. manipolare e modificare microclimi e ambienti. in una resa artistica che genera. come per Cavaliere. inquietudini piuttosto che certezze. O ancora la tendenza a riprodurre corpi non idealizzati. ma presentati nella loro unicità e nell’evidenza dei propri limiti e difetti. così come tutti quegli artisti degli anni Novanta appartenenti alla corrente post human. Altro elemento di grande attualità era senz'altro il rapporto strettissimo tra il pubblico e le sue installazioni. fatte per essere toccate. percorse. usate. in una continua stimolazione del pensiero che coinvolgeva musica. teatro. danza. materiali diversissimi tra loro. Questa interdisciplinarietà sarà poi tipica delle generazioni successive. così come il carattere di non finito tipico delle loro realizzazioni che continuamente cercano un dialogo con l'ambiente fisico e umano circostante. Ancora le sue installazioni erano frammenti di ambienti. agganciati al mondo quotidiano e alle nostre pratiche di vita. piuttosto che tentativi di rimandare ad una dimensione di sublime distacco. proprio come gli interventi della public art più recente".