Come e dove 6? Mostra Fotografica Collettiva

In occasione del primo compleanno della Libreria Marini nella sede romana, ha inaugurato il 13 Dicembre la mostra fotografica collettiva Come e dove 6?

Elia Buonora
Simone D'angelo
Klim Kutsevskyy
Martha Micali
Francesco Pittorru
Simona Scalas

Sei fotografi, come allude il "6" presente nel titolo di questa mostra, che assume qui un valore non meramente numerico, ma anche grammaticale ed esistenziale di "essere".
Questi artisti sono chiamati a confrontarsi sul tema della ricerca di se stessi, attraverso il passato proprio o di sconosciuti, le radici, il viaggio, il corpo, le relazioni con gli altri.

Sei progetti e ricerche molto diverse si incontrano all'interno di un ritmo condiviso, racchiuso nella domanda: "Come e Dove 6?"
Domanda che non necessita, né oggi né domani, di una risposta e che non intende evocarla concretamente, ma che si pone come punto di passaggio verso nuove ricerche.
Un ponte che si costruisce attraverso la diversità dei linguaggi, le diverse personalità e che vuole mantenerle, rafforzandole in quanto tali.

 

PACHAMAMA di Elia Buonora
Pachamama è la parola Quechua per Madre Natura, letteralmente ''madre spazio tempo'' o "madre universo".
Le cime dei monti sono i suoi seni, i fiumi il suo latte di vita e i campi sono il suo fertile grembo.
Pachamama dunque è la generosa Dea della fertilità e dell'agricoltura, madre nutriente che dà la vita, ma altrettanto può mostrare il suo lato crudele quando produce terremoti per ricordare ai suoi figli che devono sempre onorarla.
E' un tipo di spiritualità immanente, panteistica, dove tutto è sacro e divino, la terra è sacra e così gli esseri viventi che la popolano. Vagando per le Ande tutto sembra indifferente alla presenza dell'uomo, che da secoli convive tra i frutti benefici e i disastri naturali della Pachamama in questi immensi e incontaminati spazi.
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Nato nel 1991 a Roma, diplomato al corso triennale dell'Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata (ISFCI). 
Dopo gli anni di formazione lavora per un anno nello studio di Paolo Pellegrin, come assistente alla post-produzione.
Nel frattempo e negli anni segue diversi progetti personali tra cui Memorie dal Carcere, un laboratorio fotografico con i detenuti di diverse carceri che è diventato in seguito un documentario, segnalato da Vice e Internazionale.
Oggi svolge l'attività di fotografo freelancer con base a Roma.

 

SANTABARBARA di Simone D'Angelo
Nel 1912, all'indomani della conquista della Libia e con la necessità dello Stato italiano di avviare una produzione di esplosivi lontana dai confini con Francia e Austria, due imprenditori - Leopoldo Parodi Delfino e Giovanni Bombrini - scelgono la riconversione di uno zuccherificio dismesso nella Valle del Sacco, poco a sud di Roma, come area ideale per il nuovo programma industriale. La nascita della B.P.D. e il conseguente arrivo delle maestranze specializzate danno vita ad un primo embrione di città industriale, poi ampliato nel nucleo urbano morandiano che nel 1935 diviene Colleferro. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, quando la città diventa bersaglio dei bombardamenti alleati, la popolazione trova riparo nei ''rifugi'', 6 km di cunicoli scavati sotto il centro abitato, dando vita ad una vera e propria comunità sotterranea. L'industria bellica, seppur delocalizzata dai centri urbani, è ancora attiva e Colleferro ha raggiunto lo status di Città dello Spazio grazie alla ricerca aerospaziale che garantisce l'accesso allo spazio con i lanciatori Vega e Ariane. Santabarbara - dalla santa protettrice di Colleferro e dal nome dato ai depositi di munizioni - è un percorso di indagine che combina la ricerca d'archivio con una visione personale e soggettiva per tracciare e oltrepassare i confini di una storia dell'industria delle armi italiana.
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Nato ad Anagni nel 1978. Ha studiato Grafica all'Istituto Europeo di Design di Roma, conseguendo un Master in Web Design & Strategy.
Ha frequentato il master in fotografia documentaria "LUZ Academy in Roma" tenuto da Massimo Mastrorillo.
Con il progetto "I must have been blind" vince il Leica Talent 2014 ed espone in diversi eventi fotografici italiani, tra cui Fotoleggendo a Roma e Riaperture a Ferrara.
Con il progetto Santabarbara ottiene una Menzione speciale al Premio Tabò (Fotoleggendo 2018) e diversi altri riconoscimenti.
Oggi continua il suo lavoro da visual designer e porta avanti progetti fotografici a lungo termine.

 

KLIM KUTSEVSKYY
Presentiamo una selezione estrapolata dal lavoro di ricerca più ampio che attualmente persegue l'autore fortemente incentrata sullo studio del corpo, della fisicità, della materia. 
Sia a livello figurativo, erotico, puramente carnale, che estetico, inteso come approccio filosofico.
Il nudo arriva a interpellare diversi piani di interpretazione e di emotività, si allunga fino a quello antropologico e semiotico.
Il rapporto del fotografo con il soggetto è la chiave umana per ottenere le fotografie, che attraverso dei dettagli e un'idea di fisicità e corporeità tutt'altro che stereotipata ed estetizzante, pone al limite la credibilità del corpo, esprimendone perfettamente la sua matericità.
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Nato a Krasnodon (Ucraina) nel 1994.
Tra gli 8 e 11 anni frequenta la scuola d'arte, dedicandosi principalmente alla pittura ad acquerello.
All'età di 12 anni si trasferisce in Italia dove sin da subito si avvicina alla fotografia.
Attualmente, ormai da almeno 6 anni, attivamente presente nell'ambiente delle realtà emergenti e underground, con numerose pubblicazioni su magazine cartacei e webzine internazionali, esposizioni personali e collettive sul territorio nazionale (festival, manifestazioni, concorsi).

 

I GIORNI d Martha Micali
"I giorni" è una riflessione sullo scorrere del tempo, sul deterioramento delle cose. E sulla possibilità dell'incontro con l'altro come elemento capace di catturare ed estrapolare un senso nel precipitarsi frenetico della vita.
All'interno de ''i giorni'' si muove un mantra, un sentimento che è ''sii gentile''. Sii gentile con l'altro. Sii gentile con te stesso.
L'autrice utilizza due linee di ricerca visuale, che si incrociano e si mescolano: attraverso il recupero da social networks di fotografie di cui ha perso i file originali, mette in crisi la conservazione della memoria, attraverso immagini sporche, deteriorate dal passare di un tempo custodito digitalmente, e relegato a quella dimensione; mentre attraverso la scelta di soggetti del mondo vegetale e floreale e del rapporto di questi con l'uomo si indaga la necessità di recupero di un tempo naturale. Ogni fiore è un gesto rivoluzionario, è la cura che non ti aspetti. In quel momento determinante in cui la lucciola sprigiona la sua scia luminosa si scatena la potenzialità del futuro stesso della sua specie: che resiste alla sopraffazione del tempo artificiale.
Fotografie nuove e vecchie si mischiano per creare un sentimento sospeso fra tempo irrecuperabile e tempo potenziale.
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Nata a Messina nel 1990.
Si laurea al Dams, in tecniche dei media e fotografia. Consegue poi una specializzazione in Fotografia all'Istituto Europeo di Design (IED) di Roma. Attualmente frequenta un corso di Editoria all'università La Sapienza di Roma.

 
ANCORAMENTO di Francesco Pittorru e Simona Scalas
Ogni fotografia è un ancoramento. Un tentativo di sfuggire a quello che sentiamo come l'evento più catastrofico fra le catastrofi del mondo: la nostra scomparsa. Coscientemente o meno, di fronte al fluire delle cose, noi siamo una volontà di esistere, e, fotografando la ribadiamo. Ad ogni fotografia che riprendiamo ci leghiamo al mondo. Siamo tutt'uno con esso.

Da questa prospettiva, ogni immagine ha lo stesso valore. La differenza sta semmai altrove, nella forza che essa ha di parlare al nostro sentire con voce poetica.
Le fotografie di Simona Scalas e Francesco Pittorru sono partecipi di questa qualità. Ci portano in un luogo indefinibile del pianeta e ci parlano della nostra corruttibilità come della bellezza del cielo e della terra.
testo di Diego Mormorio

 

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