Anni '70. Mostre al femminile
Nel 1971, Linda Nochlin, in modo più che provocatorio si domanda in un articolo comparso su Artnews: ''Perchè non ci sono mai state artiste donne?''
Il quesito di Linda Nochlin, muove i passi da un'importante inchiesta di carattere pubblico, una breccia culturale aperta l'anno precendete a New York dal gruppo Ad Hoc Women's Committee. Con questo nome alcune donne afferenti al mondo dell'arte contemporane americana fra cui Lucy Lippard, Poppy Johnson, Faith Ringgold e Nancy Spero denunciano collettivamente e a gran voce l'orientamento maschilista della Withney Annual, e richiedono che almeno la metà degli artisti invitati debbano essere donne e in questo 50% al femminile, il 25% debba essere composto da artiste nere. Un attacco frontale allo starsystem dell'arte contemporanea americana che mette al centro del dibattito pubblico la disparità dei sessi e la diseguaglianza dei diritti nell'arte e la controversa ammissione delle donne artiste negli spazi espositivi e nelle istituzioni museali.
Questo tipo di interrogativi e la necessità di una coscienza collettiva femminile nell'arte non tarda a far sentire la sua eco anche in Europa. In Italia artiste, critiche, curatrici condividono le istanze sollevate dalle colleghe d'oltreoceano, e non solo, e avviano una fertile stagione di eventi al femminile, che dà vita a nuove strategie artistiche ed espositive. Alleanze culturali che si alimentano di scambi e contaminazioni di nuove pratiche. In questo clima di bouleversement di conoscenze, categorie e tradizioni culturali spiccano i nomi di donne come Tomaso Binga, Lucia Marcucci, Libera Mazzoleni e Francesca Romana Lodi. Quest'ultima, al contrario delle altre, non è stata un'artista in senso stretto, ma una gallerista e una promotrice di mostre al femminile, nell'Italia degli anni '70 e '80, senza eguali. Qui di seguito vi riportiamo alcuni estratti dai cataloghi delle mostre da lei curate.
''MAGMA intende evidenziare l'attiva presenza femminile nelle zone più avanzate della ricerca artistica, riallacciandosi ad una analoga rassegna, COAZIONE A MOSTRARE, da me realizzata lo scorso anno, ma restringendone il campo d'indagine per approfondirlo. (…) MAGMA, come già la precedente non è una mostra femminista tout court perchè affronta, sia pure da una particolare angolazione, la problematica della creatività con precisi criteri selettivi, solitamente assenti in tali mostre. Ciò non significa che io sia contraria alle mostre femministe: solo avverto quali sottili pericoli si possano annidare in quelle manifestazioni che rischiano, come minimo, di creare dei ghetti rosa, all'interno dei quali l'esile soddisfazione di abbandonare momentaneamente il limbo della emarginazione, impedisce loro di incidere su una realtà di fatto.'' (Romana Loda, da MAGMA, 1977).
''Di ogni artista ho cercato di esporre i lavori più caratterizzanti e ho fornito un profilo critico che penso utile per sondare con una buona precisione le motivazioni operative. A questo punto sento già l'obiezione che arriva da più parti: va bene, è una bella mostra, con artiste brave, ma cosa c'è di sinistro in tutto ciò? Tutto! Sinistro è fuga dal simmmetrico e rifiuto della consolante ripetitività; è sede dei processi conoscitivi; è il femminile di ogni individuo. Vediamolo dunque questo lato, senza false reticenze e senza veli. Perchè ogni opera di donna artista fa affiorare le caratteristiche del disagio di una condizione vissuta e subita in prima persona, sia che venga sublimata, sia che venga apertamente denunciata.'' (Romana Loda, da Il volto sinistro dell'arte, 1977).
''La diversità delle tendenze toccate, la disparità dei media impiegati, uniti alla personale ''storia'' che ogni artista si porta dietro, non agevolano il percorso e di conseguenza non facilitano la lettura diretta, ma ciò non è un limite perchè senza un minimo di partecipazione non si impara nemmeno a nuotare o ad andare in bicicletta. L'epoca attuale ci ha abituato al confezionato, al precotto, al tutto incluso, al charter senza sorprese e spesso pretendiamo che anche l'arte diventi un'oasi di serenità. Ma come giustamente annotava Adorno, ''l'arte non è un'iniezione di vitamine per uomini d'affari stanchi''. L'arte riceve la materia dalla realtà e l'assimila per reciclarla in forma poetica: non è dunque né una medicina miracolistica, né tanto meno un placebo. Non si può pensare di assumerla una tantum come una pillola e pensare che faccia effetto.'' (Romana Loda, da L'anello di Moebius, 1981).
Le parole che precedono non sono che un frammento del fermento dell'universo artistico di quegli anni. Di seguito vi rimandiamo al catalogo da noi creato per approfondire l'argomento.
(In ordine di apparizione le foto si riferiscono a opere di: Anne Newmarch, Annette Messager, Tomaso Binga, Giosetta Fioroni, Suzy Lake, Gina Pane)
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