Les Feuillets d'Art
Periodico diretto da Edmond Noussié e Michel Dufet.
Il lussuoso periodico déco rappresenta il più grande successo di Dufet nel campo dell'editoria d'arte. Oltre alla sua attività creativa nel campo delle arti decorative, egli aveva dedicato molti anni a scrivere e dirigere riviste legate al mondo della moda, dell'arredamento, delle arti e della letteratura.
Il suo più grande successo fu senza dubbio Feuillets d'Art, di cui fu co-direttore dal 1919 al 1922. La rivista dedicata alla letteratura, al teatro, alle arti visive e alle arti decorative, alla musica e alla moda è composta da due serie. La prima comprende sei uscite irregolari apparse tra il maggio 1919 e il luglio 1920 e la seconda da ulteriori sei uscite irregolari apparse tra il settembre 1921 e l'ottobre 1922.
Ogni uscita era composta dalle 88 alle 94 pagine in quartini non rilegati, all'interno dei quali erano inseriti fogli sciolti con illustrazioni o annunci pubblicitari.
Cinque rubriche costituiscono ogni numero: Feuillets littéraires, Feuillets du théâtre, Feuillets des arts du dessin, Feuillets de la musique et Feuillets de la mode. Una sesta rubrica, che costituisce un vero e proprio fascicolo indipendente, intitolato Feuillets de la publicité, dedicato alle inserzioni pubblicitarie, comparve a partire dalla dalla terza uscita, fino alla sesta.Celebri i collaboratori della rivista, sia per i testi letterari e poetici o per gli studi e le cronache, che per le illustrazioni. Nel campo letterario tra i tanti scrittori famosi figurano Anatole France, al culmine della sua fama (riceverà il Premio Nobel per la letteratura nel 1921), Anna de Noailles, una delle figure più celebri del mondo parigino dell'epoca, Henri de Regnier, eletto all'Académie française nel 1911, Marcel Proust, vincitore del Prix Goncourt nel 1919, e lo scrittore, compositore, drammaturgo e filosofo indiano Rabindranath Thakur, che aveva ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1913. I saggi erano opera di alcuni dei più importanti studiosi dello specifico settore di competenza: per la storia dell'arte, Léonce Bénédite, che fu direttore del Musée du Luxembourg e primo curatore del Musée Rodin, Elie Faure, la cui monumentale Storia dell'arte apparve proprio tra il 1919 e il 1921 e André Lhote, pittore, teorico dell'arte e professore. Per la musica Émile Vuillermoz, compositore e critico musicale per diversi giornali importanti, o il musicologo Henry Prunières, fondatore e direttore della "Revue Musicale". Alcuni studiosi come Jean Giraudoux, Pierre Mac Orlan e André Salmon appaiono in alcune uscite anche come autori di testi letterari. Diversi artisti famosi contribuirono ad illustrare la rivista: i pittori Pierre Bonnard, Raoul Dufy, Odillon Redon e Kees Van Dongen, ma anche artisti più noti come incisori, illustratori e designer di moda come Georges Barbier, Jean-Emile Laboureur, Georges Lepape, Benito o Charles Martin i cui pochoir sono inseriti alla fine dei fascicoli. Nel fascicolo n. 6 due dei pochoirs originali presenti sono numerati (Croquis di Drian e La pluie d'or di Mario Simon).
Per quanto riguarda la prima serie, alcuni dei testi letterari sembrano essere stati appositamente scritti per i Feuillets. Questo è il caso, per esempio, dell'opera teatrale di J.-H. Rosny L'Étonnant bonheur, che non sembra aver conosciuto altre pubblicazioni oltre a quelle apparse sulle prime cinque uscite della rivista. Alcuni autori hanno successivamente ripubblicato tuttavia testi apparsi sulla rivista: è il caso ad esempio del poema L'attrait di Anna de Noailles, pubblicato l'anno successivo e la poesia Destinée ripresa in Exactitudes del 1930. Jean Giraudoux approfitta della sua colonna letteraria per pubblicare in anteprima due estratti di un futuro romanzo che chiama Mon enfant, ma soeur e che apparirà nel 1921 con il titolo Suzanne et le Pacifique.
Ma importante è soprattutto il testo di Marcel Proust dal titolo À Venise, estratto con molte varianti del terzo capitolo Voyage à Venise, de La Fugitive ou Albertine disparue, settimo volume de À la recherche du temps perdu la cui edizione originale appariva postuma solo nel 1925.
Il testo è accompagnato da due incisioni di Maxime Dethomas, artista di cui Proust elogia nel suo testo i "magnifiques études" su Venezia.La ricca iconografia dei Feuillets comprende riproduzioni di opere d'arte come accompagnamento dei vari articoli, ma anche molte illustrazioni originali che arricchiscono i testi letterari o che sono a volte eseguite su fogli sciolti fuori testo. Le illustrazioni in relazione ai testi letterari e agli spartiti musicali sono spesso xilografie in bianco e nero. Le illustrazioni fuori testo sono spesso a colori. Anche in quest'ambito collaborarono prestigiosi collaboratori come Raoul Dufy che propone xilografie per illustrare un testo di Anna de Noailles, Tsuguharu Foujita che accompagna con una xilografia il contributo di Rabindranath Tagore o Kees Van Dongen, di cui Le Rimmel è riprodotta come tavola f.t. Alcune figure in vista della moda e dell'illustrazione, come Georges Lepape, offrirono un contributo molto bello come ad esempio con La femme au miroir rouge o Georges Barbier col suo Laissez-moi seule.
(informazioni tratte dal sito del Musée Jardin Bourdelle, traduzione a cura dello Studio Bibliografico Marini).
"L'arte del pochoir e Les Feuillets d'Art"Pochoir, parola francese per stencil, è sia una secolare tecnica di incisione che un capitolo importante delle arti grafiche moderne. Nell'ultimo quarto del diciannovesimo secolo il termine comiciò ad essere utilizzato per riferirsi alla raffinata stampa a stencil, che raggiunse il suo apice a Parigi tra il 1910 e il 1935, impiegato per decorare di tutto, da eleganti riviste di moda e libri illustrati in edizione limitata, a biglietti di auguri, carte da parati e pubblicità.
Tra i principali utilizzatori del genere pochoir all'inizio del XX secolo fu l'industria della moda. Nel 1908 l'aspirante designer Paul Poiret, alla ricerca di un modo originale per promuovere la sua moda all'avanguardia, stampò privatamente un album di suoi disegni da consegnare ai potenziali clienti. Les Robes de Paul Poiret Racontees par Paul Iribe fu un successo immediato, con i suoi snelli modelli stampati a colori vivaci e accattivanti e la scandalosa copertina con una Eva nuda e civettuola a reggere una ghirlanda lussureggiante di mele e rose.Lucien Vogel (1886-1954), sfruttando a pieno la tecnica del pochoir nel 1912, lanciò la rivista di moda mensile, sontuosamente illustrata, La Gazette du Bon Ton. Vogel impiegò alcuni dei più grandi illustratori dell'epoca per illustrare le più recenti creazioni dei vari couturier parigini. Il successo de La Gazette du Bon Ton alimentò il desiderio del pubblico di "journaux du gout" chic e colorati: nacquero così pubblicazioni come l'elegante Journal des Dames, Art, Goût, Beauté, e soprattutto Les Feuillets d'Art.
Les Feuillets fu pubblicato in edizione limitata, sotto forma di portfolio composto da 5 quartini dedicati a letteratura, teatro, arte e design, musica e moda (i numeri da 3 a 6 hanno un sesto quartino dedicato alla pubblicità.) Nelle intenzioni dei direttori Les Feuillets doveva essere un 'solido' magazine di moda volto a "trovare nel gusto del momento tutto ciò che è tradizionale e durevole". Per raggiungere questo obiettivo fu riunita la crème de la crème del mondo letterario, artistico e musicale degli anni '20 a Parigi. Sorprendentemente troviamo poesie di Paul Claudel, il fratello minore dello scultore Camille Claudel, la prima pubblicazione di una composizione di Maurice Ravel, e xilografie originali di Raoul Dufy, Odilon Redon e John Storrs.Le gemme indiscusse della pubblicazione sono tuttavia le sue stampe a pochoir dipinte a mano. Non sono immagini che accompagnano i testi, ma opere autonome inserite nella rivista solo per la loro bellezza. I pochoirs si trovano negli ultimi due quartini di ogni volume, come tavole di moda in "Les feuillets de la mode" e come pubblicità in "Les feuillets de la publicité". I disegni furono eseguiti da alcuni dei più grandi artisti / illustratori del momento, com Georges Lepape, George Barbier, Edouard Halouze e Charles Martin, solo per citarne alcuni. Tutti i pochoirs riflettono lo stile geometrico modernista del periodo déco.
L'uso massiccio del pochoir durò solo pochi anni dopo la scomparsa di Les Feuillets. La recessione economica mondiale e la stampa automatica avrebbero presto segnato la fine del processo di colorazione manuale. Il pochoir lasciò il posto a forme di stampa fotomeccanica a colori meno costose e pochissimi esempi furono prodotti dopo il 1935. Il pochoir, che aveva catturato l'immaginazione di una generazione di couturier, artisti e illustratori, divenne parte del passato, insieme allo stile déco.
(informazioni tratte dal sito del Cleveland Museum of Art, traduzione a cura dello Studio Bibliografico Marini).
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