Per ricordare Gianni Brera a trent'anni dalla scomparsa

Trenta anni fa, il 19 dicembre 1992, moriva Gianni Brera, grande giornalista e scrittore padano "Io sono padano di riva e di golena, di boschi e di sabbioni. E mi sono scoperto figlio legittimo del Po", noto soprattutto per i suoi libri e articoli giornalistici dedicati allo sport, ciclismo e calcio in primo luogo. Aveva anche giocato a calcio come terzino a 15 anni nella squadra "A" del G.C. Giosuè Carducci di Milano che partecipava al campionato milanese ragazzi 1934-1935.

Partecipò alla seconda Guerra Mondiale, prima come volontario paracadutista, poi, dopo l'8 settembre del 1943, abbandonato l'esercito e rifiugiatosi in Svizzera,  verrà internato in un campo di lavoro per profughi italiani. Qui entra in contatto con esponenti della Resistenza che lo aiuteranno ad entrare nella Brigata Garibaldina "Comolli", che operava nella repubblica Partigiana dell'Ossola. Brera ricorderà in più occasioni di aver trascorso tutti gli anni della guerra, prima come paracadutista e poi come partigiano, senza aver mai sparato un colpo contro altri esseri umani.
Dopo la guerra inizia la sua carriera giornalistica alla Gazzetta dello sport, di cui all'età di soli 30 anni diverrà direttore. Passerà in seguito alla direzione della pagina sportiva de Il Giorno fino al 1967, quando sarà chiamato a dirigere il Guerin Sportivo.

Brera scrisse numerosi libri, spaziando tra diversi generi: da manuali e  saggi a romanzi, racconti, opere teatrali e radiofoniche. Il suo romanzo più celebre fu Il corpo della ragassa del 1969, trasportato al cinema da Alberto Lattuada.Verranno poi, fra i principali, Naso bugiardo del 1977 , Il mio vescovo e le animalesse del 1983. I tre libri costituiscono quella che lo stesso Brera chiamerà  la Trilogia di Pianariva, in quanto tutti ambientati nei dintorni dell'immaginario borgo della provincia pavese di Pianariva.