L'occhio in quinta

Luciano D'Alessandro

Alcuni anni fa, nel 1976, rimasi molto colpito da un piccolo libro che conteneva gran parte del lavoro che Fabio Donato aveva svolto in teatro durante il suo itinerario professionale. Il «quaderno», pubblicato da Ellisse, si chiamava «Andiamo per certe semideserte strade»: la sperimentazione teatrale a Napoli.
Quel titolo, le «semideserte strade», mi sembrò, non solo destinato alle strade frequentate dal teatro a Napoli negli anni fra il 1968 e il 1975, ma indicava anche quelle dell'itinerario intellettuale, umano e professionale che questo fotografo aveva percorso e continua a percorrere tutt'oggi.
Infatti io credo che raramente un fotografo con tanta costanza e caparbietà si sia dedicato per tanto tempo a quest'argomento. Ne sono testimoni libri e cataloghi legati a mostre ovunque: «Masaniello» (1976), «Fogli d'album» (1978), «Frammenti sul delitto dell'arte» (1980), «Immagini» (1981).
Ma dire costanza e caparbietà è dir poco: si deve invece parlare d'amore. Amore per l'evento teatrale con tutto quello che coinvolge e quindi sacrifici, attenzione, pazienza, capacità di capire, muovendosi appunto nel paesaggio di queste semideserte strade. E il paesaggio è quello napoletano nel quale essere fotografi, e per di più di teatro, significa solitudine e gran numero di difficoltà per l'assoluta mancanza di committenza e per il disinteresse del grosso pubblico per il nostro lavoro.
Fabio Donato col suo impegno è stato capace di superare le difficoltà come poteva diventando spesso committente di se stesso e realizzando immagini destinate a diventare parte della storia di una città, del costume e della sua cultura.

[Luciano D'Alessandro, Presentazione del volume di Fabio Donato L'occhio in quinta. La Biennale Teatro 82, Comune di Napoli - Comune di Venezia, 1982]

 

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