Cesarina Gurgo Salice, Bella e Raja Markman. L'esperienza e il ruolo della danza nella cerchia torinese dei Gualino (1922-1925)

Testo di Giorgina Bertolino, estratto dal catalogo "A passi di danza. Isadora Duncan e le arti figurative in Italia tra Ottocento e avanguardia" (Edizioni Polistampa, Firenze, 2019):

"Sull'esempio di Hébert, ma rifiutando la sua diretta collaborazione, Cesarina Gualino ha intanto predisposto la sua prima palestra nel Castello di Cereseto Monferrato, dove si eserciterà con le amiche russe. Nel corso del 1923 iniziano le esibizioni delle danze nel saIone di via Galliari, dinnanzi a un pubblico di familiari, di amici (Casorati, Venturi, Salvatorelli) e di ospiti d'onore, come nel caso di Curuppumullage Jinarajadasa (fondatore nel 1917, con Annie Besant, della Women's Indian Association e poi, più tardi, presidente della Società Teosofica Internazionale).

Il 1923 è l'anno in cui il piccolo gruppo di danzatrici incrementa e consolida la propria professionalità, educato da diversi maestri e maestre, tra le quali la già citata Jeanne Ronsay, discepola dei Duncan, teorica e pedagoga che a Parigi le inizia all'improvvisazione e ai movimenti orientali. In viaggio di nozze, Bella Markman, divenuta Hutter, frequenta da spettatrice i teatri e le scuole di ballo di Vienna («ogni volta che vedo qualunque cosa capisco sempre più e più quanto è necessario di avere una scuola»). Ritrova l'amica Mira Ziperovich, frequenta le sue lezioni di «p-la-s-t-i-c-a» (sillaba in una lettera), i corsi di «ginnastica danzata»: prende appunti, come racconta a «Cesarinuscka», «per non dimenticare poi faremo a Torino insieme - son delle cose difficilissime». A Berlino legge Freud con il marito Egon, trascrive i sogni nella corrispondenza, s'iscrive ai corsi di arti applicate della Reitmann-Schule dove impara la tecnica del batik. Di ritorno a Torino, realizza il suo desiderio e apre una scuola di danza in via Arsenale, uno spazio di lavoro che si aggiunge a quello, ancora improvvisato, di via Galliari. Insieme a Cesarina, a Vitia e alla sorella Raja Markman (da poco giunta in città), tiene lezioni di plastica e partecipa a quelle di ritmica, solfeggio e improvvisazione, impartite da Luigi Ernesto Ferraria, coadiuvato dalla moglie Olimpia Caro: ha studiato a Ginevra ed è abilitato alla didattica del metodo di Emile Jacques Dalcroze.
Le giornate, come si apprende dal diario di Cesarina, sono scandite dal ritmo intenso delle pratiche, intercalate alle lezioni di conversazione in francese e in russo, alle prove dei costumi, agli incontri, i tè, le visite di Mars, le villeggiature, le discussioni di teosofia passeggiando nel frutteto di Cereseto.

Nell'ottobre 1923, con l'apertura a Torino del Teatro Odeon, l'impegno dei Gualino per la danza passa dalla sfera privata della ricerca alla dimensione pubblica del palco. La scena diventa allora il luogo dove cominciare a esplicitare una linea di gusto e dove continuare ad apprendere, condividendo immagini e fonti di ispirazione. L'Odeon è anche e soprattutto l'occasione dell'incontro con Alexander Sakharoff e Clotilde von der Planitz, di qui a poco regolari insegnanti e tutori del gruppo torinese, direttamente e poi attraverso la loro allieva Cynthia Maugham. Mentre Riccardo Gualino predispone il restauro e l'apertura dell'Odeon, Cesarina ha intanto cominciato a pensare a una sala privata da ricavare nell'abitazione torinese. Il Teatrino (così lo nomina fin dall'inizio) è uno spazio intermedio dove le è possibile proiettare e graduare l'ingresso in scena e il contatto con lo spettatore. La committenza estesa a Felice Casorati va fatta risalire tra la fine del 1923 e l'inizio del 1924.

Cesarina Gualino ha seguito i lavori fino alla serata inaugurale del 27 aprile 1925: oltre che concreto, il cantiere del Teatrino è un vero e proprio laboratorio, la cornice diun discorso collettivo, il centro di un'operatività che trova i propri corollari nei locali annessi della palestra e della scuola di danza. La scuola, il cui disegno si deve nuovamente a Casorati, è inaugurata l'8 aprile 1925.

Nella cerchia dei Gualino si parla di ''Nuova Accademia'', un termine che circoscrive il perimetro di un insediamento e, allo stesso tempo, di un'idea di produzione culturale inscindibile da quella di educazione, disciplinata ma libera, ''anti-accademica e anti-tradizionale''. Al numero civico 28B due gradini danno accesso alla scuola, a pian terreno; sopra, lo spogliatoio, i camerini e il piccolo teatro; nel seminterrato Bella Hutter insegna il batik. Allieve e maestre sono informate delle conferenze  che Venturi tiene nelle istituzioni torinesi. Alcune seguono le sue lezioni di storia dell'arte all'università. Altre alternano le lezioni di danza a quelle che Felice Casorati tiene nella sua Scuola libera di pittura, aperta in via Galliari 33 nel gennaio 1927. Nella stessa palazzina, di proprietà Gualino, Raja Markman diventa architetta e designer e arreda il proprio appartamento, pubblicato poi da Enrico Paulucci sulle pagine della rivista ''La casa bella'' nel febbraio 1930."